Non è una migrazione ma un approdo. Dal risto-hotel alle pendici del Gran Sasso al centro più centro della città. In stagione tavoli nel cortile d'uno splendido palazzo settecentesco, sotto il colonnato e poi in un animato mosaico di salette interne: tutto a pochi metri da piazza del Duomo e lungo lo "struscio" di corso Vittorio, sacro agli aquilani. Due menu: la Piazza appunto, 55 euro per 5 passi, o il più succinto ma di gran sapore Treo (chitarra al sugo d'agnello, pollo in casseruola, verdure e zuppa dolce aquilana) a 35. Poi dalla carta, superbo pancotto della Transumanza (piatto di recupero ante litteram ), bauletto di ricotta, baccalà (piatto aquilano di lunga storia, qui rivisto con apporto d'aglio nero e spinaci novelli). Dolci in linea. Cantina curata, ampio mix di Abruzzo, amato e attuale, e pezzi "storici" d'altre regioni. Antonello Moscardi, una delle tre generazioni al lavoro, è provetto sommelier. Cortesia senza affettazioni.