Gong! è il suono che fa la Cina quando si presenta alla nostra tavola in tutto il suo eterno splendore, senza facilonerie e luoghi comuni ma con eleganza, cultura e consapevolezza del proprio valore. Il merito è della padrona di casa, l'affascinante Giulia Liu che ha portato questo locale a livelli altissimi. L'ambiente è sofisticato, solo penalizzato dalla vista sul cantiere per la metropolitana che va avanti da anni, e ha nei grandiosi gong in onice l'elemento di arredo più spettacolare. Da qui si parte per un viaggio indimenticabile che si vorrebbe non finisse mai, e per il quale la prenotazione è obbligatoria, visto il successo senza fine. Tre i sentieri dove vi può condurre la brigata del bravo Guglielmo Paolucci: più battuto quello del menu degustazione classico (110 euro) con piatti intramontabili quali Hamachi (ricciola del Pacifico con crescione affumicata al momento sotto una cupola), ravioli di Wagyu e pancia di maialino laccato. Più ardito il menu evoluzione (150 euro), che gioca maggiormente sul crossover tra Oriente, Italia e mondo e proietta Gong in una dimensione al 100 per cento internazionale: uovo in tazza con tartare di scampo, l'iconico raviolo d'oro (esplicito omaggio a Milano), il magnifico piccione in tre fasi. E ancora l'Assoluto di Peking Duck (115 euro), che partendo dall'anatra esprime sette preparazioni dove fantasia, tecnica e gusto trovano equilibrio e spesso sorprendono, vedi lo Ya Xun Ya: ragù di ali in casseruola con salsa hoisen e soia chiara in foglia di basilico con shiso aromatizzato al kimchi. Carta dei vini adeguata, ben gestita da Massimo Francescato e con possibilità di abbinamenti sempre più curati. Poi un servizio favoloso, soprattutto se ci si imbatte nel sorriso di Giulia, che riscalda anche con la mascherina.