Antonio Biafora è il deus ex machina di questo affascinante locale la cui insegna, dal greco, vuol dire "materia prima". Antonio, trentasette anni, dopo essere cresciuto nel resort di famiglia per poi formarsi in giro per l'Italia, torna in Sila e apre nel 2020 il suo ristorante "senza barriere". Ed è proprio sull'esaltazione delle materie prime della zona, che lui trasforma in piatti creativi e sorprendenti dalle influenze fusion, che si basa la cucina. Coadiuvato da tre giovani calabresi con una storia simile, propone piatti come il chawanmushi di porcini, mou di erborinato e scalogno allo yuzu, un matrimonio perfetto fra Sila e Giappone, o il tortello di cinghiale, morchelle (fungo spugnola locale) e miele di pigna silana, davvero equilibrato. I degustazione sono da 7 portate a 90 euro o il magistrale Chjubica, la vecchia via del mare che attraversava la regione, da 11 portate a 125. Possibilità di menu ridotti con scelte alla carta e una splendida selezione di formaggi, dai locali agli internazionali, da 3, 5 o 7 tipi. Abile il sommelier Stefano Genovese, pure nel consigliare le bottiglie o i percorsi da una cantina ancora più ricca: Solo Calabria a 40 euro, Fusion (Calabria, Italia, Estero) a 55 e Prestige (con Coravin) a 100. Sala curata dal bravissimo Francesco Abbate.