Non essere provinciali significa raccontare il Quadri come un'icona di Venezia e dell'Italia, considerandolo solo' un ristorante. Certo lo è, ma fare finta di viverlo come tanti altri, ottimi sia chiaro, appare insensato. Solo il raggiungerlo, salendo da una scaletta dal Gran Caffè in piazza San Marco è immergersi nella storia della Serenissima. Un luogo-non luogo che solo la passione sincera degli Alajmo e in seguito il genio di Starck, hanno saputo trasformare da monumento a gioiello che avrebbe fatto impazzire D'Annunzio. Rarissimo esempio di ordine (vedi la mise en place e l'illuminazione) e mistero (negli arredi, ogni volta scopri qualcosa che non avevi visto prima), il Quadri esprime la visione lagunare' di Massimiliano Alajmo, affidata a due fedelissimi quali Silvio Giavedoni e Sergio Preziosa. Il menu dedicato riscrive la tradizione, in modo esemplare: cappuccino murrino di laguna, focaccina veneziana con baccalà mantecato, soaso (il rombo, in dialetto) con salsa di seppie in tecia. L'alternativa è il gioco su tre o quattro atti, con i piatti che possono essere scelti singolarmente per crearsi il proprio menu. E qui Alajmo sfoggia quella cucina golosa, quasi rinascimentale e di talento micidiale, più diretta rispetto alle proposte de Le Calandre, pensando giustamente a un pubblico differente: crudo di scampi al rosmarino e limone & crudo di cappesante al sesamo, bottarga e cumino; spaghettini freddi con salsa di conchiglie: melanzana in carrozza, olive nere e salsa mediterranea; anguria all'aceto ed erbe aromatiche con granita alla menta. Il servizio di gran classe è supervisionato da Giovanni Alajmo e guidato dall'esperto Stefano Munari, veneziano doc, mentre il sommelier Giacomo Lorato gestisce in leggerezza una cantina di assoluto livello.